Si parlava con L della definizione di ‘arte’. Mi diceva che
parlandone a tavola in famiglia, son giunti alla conclusione che arte è
qualcosa che è in grado di commuovere e che coinvolge una certa quantità di
abilità tecnica.
E ma scusa, dico io, allora un falso, una copia di un
capolavoro della pittura ha lo stesso valore artistico dell’originale? Proprio
tu che ti occupi di creatività nella vita... perché non aggiungere la parola
‘originale’ alla tua definizione? Un’opera d’arte è tutto questo, ma dev’essere
anche originale. Va bene, che bravo che sei. Grazia cara, è sempre un piacere
parlare con te....
E poi stanotte pensavo: e l’orinatoio di Duchamp?
Richiedeva forse abilità tecnica? Ha commosso qualcuno? Quanti hanno versato
una lacrima davanti al biancore della sua forma? Eppure qualcosa voleva
esprimere: la rivolta contro tutto quello che era stato considerato arte fino
ad allora. E anche se non è un buon criterio per decidere cosa sia arte e cosa
no, non c’è dubbio che abbia trovato il suo posto in tutti i libri di storia
dell’arte.
E infine, se l’opera non fosse esposta, se fosse
rinchiusa in uno sgabuzzino, se fosse stata pensata, ideata in ogni suo più
piccolo dettaglio e poi destinata all’oscurità di un ripostiglio, sarebbe
ancora un’opera d’arte? Non si può forse fare arte per se stessi, liberi dalla
necessità del confronto col resto del mondo, con le mode del momento, con le
correnti artistiche, col presente e col passato?
Allora facciamo così: arte è ogni espressione dell’anima
di un essere vivente che sia una evoluzione e un superamento delle forme
espressive precedenti. Che sia originale per colui che l’ha creata.
Chi sa se L è d’accordo?