lunedì 4 novembre 2013

Conversazioni



Si parlava con L della definizione di ‘arte’. Mi diceva che parlandone a tavola in famiglia, son giunti alla conclusione che arte è qualcosa che è in grado di commuovere e che coinvolge una certa quantità di abilità tecnica.
E ma scusa, dico io, allora un falso, una copia di un capolavoro della pittura ha lo stesso valore artistico dell’originale? Proprio tu che ti occupi di creatività nella vita... perché non aggiungere la parola ‘originale’ alla tua definizione? Un’opera d’arte è tutto questo, ma dev’essere anche originale. Va bene, che bravo che sei. Grazia cara, è sempre un piacere parlare con te....
E poi stanotte pensavo: e l’orinatoio di Duchamp? Richiedeva forse abilità tecnica? Ha commosso qualcuno? Quanti hanno versato una lacrima davanti al biancore della sua forma? Eppure qualcosa voleva esprimere: la rivolta contro tutto quello che era stato considerato arte fino ad allora. E anche se non è un buon criterio per decidere cosa sia arte e cosa no, non c’è dubbio che abbia trovato il suo posto in tutti i libri di storia dell’arte.
E infine, se l’opera non fosse esposta, se fosse rinchiusa in uno sgabuzzino, se fosse stata pensata, ideata in ogni suo più piccolo dettaglio e poi destinata all’oscurità di un ripostiglio, sarebbe ancora un’opera d’arte? Non si può forse fare arte per se stessi, liberi dalla necessità del confronto col resto del mondo, con le mode del momento, con le correnti artistiche, col presente e col passato?
Allora facciamo così: arte è ogni espressione dell’anima di un essere vivente che sia una evoluzione e un superamento delle forme espressive precedenti. Che sia originale per colui che l’ha creata.
Chi sa se L è d’accordo?